L'UOMO SENZA PAURA

 

N° 37

 

LA BILANCIA DELLA GIUSTIZIA

 

(PARTE PRIMA)

 

 

BISOGNO DI GIUSTIZIA

 

Di Carlo Monni

 

1.

 

 

             È una giornata come tante altre allo Studio Legale Nelson & Murdock, il che vuol dire che il minimo che può accadere è l’inaspettato. D’altra parte, cos’altro ci si può aspettare da uno studio che ha o ha avuto, tra i suoi maggiori clienti i Fantastici Quattro, il Principe Namor, Hulk, Thor ed un buon numero di altri supereroi e supercriminali in costume nel corso degli anni? Io dovrei saperlo, dopotutto sono il capo di questo studio. Il mio nome è Matt Murdock e, come dicono nei film e nei romanzi, questa è la mia storia, una delle tante almeno.

Tutto comincia con l’entrata nello studio di tre uomini. Io sono cieco e debbo affidarmi ai miei sensi rimanenti, che lo stesso sfortunato incidente che mi ha privato della vista ha acutizzato, per non parlare di un senso radar che mi permette di visualizzare le cose intorno a me, formando nella mia mente un’immagine forse incompleta, ma più che sufficiente di ciò che mi circonda. Mi piace pensare che grazie ai miei supersensi mi posso formare degli altri un’immagine più veritiera perché non si ferma all’apparenza, ma forse è solo un modo per consolarmi dell’essere cieco.  I nuovi arrivati stanno facendo sensazione tra il personale e non c’è da stupirsi, visto che uno di loro è bello, alto e schifosamente ricco. Ha anche le ali e la pelle blu, ma potremmo dire che sono particolari secondari rispetto al resto. Quando la mia segretaria li fa accomodare, so già abbastanza cose su di loro grazie ai miei sensi. Warren Worthington III, noto anche come Arcangelo, non ha bisogno di molte presentazioni e nemmeno uno degli altri suoi accompagnatori: Emerson Bale, uno dei più famosi avvocati del paese, il suo Studio Legale ha filiali in tutte le maggiori città della nazione da qui a Los Angeles, al suo confronto lui è un gigante ed io una formica, ma una formica molto fortunata ed in gamba. La famiglia Worthington e le Worthington Enterprises sono tra i maggiori clienti di Bale & Associati e questo non è un segreto per nessuno, quindi perché venire da me? Per non parlare del terzo uomo, finora silenzioso. Di lui non so molto, a parte quello che ho appreso da una discreta indagine mentre aspettavo il loro arrivo. Si chiama Paul Bailey, è un avvocato anche lui, vive ad Albany, è vedovo ed ha due figli piccoli. Ho detto vedovo, ma non è del tutto corretto: sua moglie Sara, un’attivista pro mutante, scomparve dopo che la sua casa esplose, fatta saltare in aria da un gruppo di estremisti antimutanti; non fu mai ritrovata ed il marito non l’ha mai fatta dichiarare ufficialmente morta, sebbene potesse. Immagino che non si smetta mai di sperare.

Naturalmente, c’è sempre l’annosa domanda: perché due stimati avvocati ed un miliardario si sono rivolti a me? Faccio la domanda con molto garbo e Worthington sta per rispondermi, quando, Emerson Bale lo previene:

-Si tratta di una faccenda molto grossa, Matt e genererà molta pubblicità.. Abbiamo deciso che era meglio coinvolgere anche un avvocato che non avesse legami diretti coi mutanti e che fosse anche esperto di problematiche legate ai superesseri, uno come te, insomma.-

-Quando dici abbiamo, Emerson, di chi parli?- chiedo –Tu e chi altro?-

.Io naturalmente.- interviene Worthington –Immagino, avvocato Murdock, che abbia già sentito parlare del C.A. Box.-

            Si riferisce al suo network di assistenza ai mutanti che ha sede al Chrysler Building.

-Certo.- risponde –E la considero un’iniziativa meritoria, ma questo non risponde alla mia domanda.-

-Di recente il C.A. Box ha ricevuto una chiamata da un giovane mutante che chiedeva aiuto. Abbiamo verificato la sua storia. Ne ho parlato con i miei legali ed eccoci qui, per chiedere il suo aiuto.-

-E per cosa?-

            È Emerson Bale a rispondermi:

-Una class action come mai se ne sono viste, Matt: una causa contro il Governo degli Stati Uniti per oltre 100 milioni di dollari.-

            Mi scappa un fischio.

-Un bel mucchio di soldi. E per quale motivo?-

            Stavolta è Paul Bailey ad intervenire.:

-Avvocato Murdock, ha mai sentito parlare dell’Operazione Zero Tolerance?-

 

            Il luogo è un locale del Bronx, uno di quelli che non compaiono sulle guide per turisti. È popolato da vari esemplari di umanità ed in un tavolo d’angolo stanno due persone. Entrambi sono neri. Uno ha i capelli crespi e scuri, con qualche filo grigio alle tempie, porta occhiali neri anche in quell’ambiente poco illuminato, ma non c’è da stupirsene, perché Willie Lincoln è cieco da quando una granata gli esplose in faccia, troppo tempo fa, in una guerra che molti preferirebbero dimenticare. L’altro è massiccio, completamente calvo, indossa un impermeabile ed una bombetta che potrebbe sembrare ridicola, ma basta uno sguardo alla sua faccia per capire che non conviene scherzare con lui, perché Nathaniel Byrd, detto Blackbyrd, non ha bisogno di atteggiarsi a duro, lui è un vero duro e chi non l’ha capito in fretta, ha avuto a malapena il tempo di pentirsene. C’è una terza persona al loro tavolo, un uomo, un portoricano ed è visibilmente nervoso.

-Ti consiglio di calmarti Fernando, o ti verrà un colpo.- gli dice Blackbyrd.

-Non sai che rischio corro a farmi vedere con voi Blackbyrd …se certa gente sapesse perché siamo qui, la mia vita non varrebbe un soldo bucato-

-Faremo in fretta.- ribatte Blackbyrd –Allora, hai davvero le informazioni che cerchiamo?-

-Ho dovuto faticare un pò per trovarla e…-

-Non sperare di tirare sul prezzo, Fernando, ho scarsa pazienza.-

-Calma Blackbyrd.- interviene Willie –Tu dicci quello che sai e forse ti daremo un extra, amico.-

-Oh bene… ecco quello che so.-

 

            Poco più tardi l’uomo esce dal locale contando i suoi soldi, quando una figura esce dall’ombra.

-Allora?- chiede -È andato tutto bene?-

-Oh si, Señor Lapide, proprio come aveva detto, Ora hanno quelle informazioni, proprio come lei voleva e non sospettano di niente. Il Gufo sarà soddisfatto.-

            L’albino chiamato Lapide sorride sinistramente.

-Lo sarà, Fernando, se tu terrai la bocca chiusa sul nostro accordo.-

-Oh non si preoccupi Señor Lapide, sarò muto come una tomba.-

            Improvvisamente Lapide scatta e lo afferra alla gola, sollevandolo da terra.

-Ne sono convinto, Fernando.- dice -Infatti, i morti non parlano… mai.-

            Si ode il suono delle vertebre del colo che si spezzano, poi, mentre lascia ricadere a terra la sua vittima, il killer albino dice:

-E a proposito: è Lapide, non Señor Lapide, semplicemente Lapide.-

 

 

2.

 

 

            Ok, forse vi sarete stancati di sentirmelo dire, ma il fatto è che sono un giornalista e questo vuol dire anche che sono un tipo molto curioso. Prendiamo quello che è avvenuto di recente a New York: qualcuno ha piazzato una bomba al Radio City Music Hall; l’atto è stato rivendicato da un gruppo estremista islamico. Le indagini hanno portato all’arresto di tre uomini d’origine mediorientale, ma c’erano molti dubbi sulla loro colpevolezza, almeno secondo l’avvocato di due di loro, Matt Murdock, ed io ho imparato a fidarmi di Matt. Nei giorni che hanno preceduto il processo sono avvenuti altri fatti, come, ad esempio: l’assalto al palazzo della W.F.S.K. TV da parte di un commando di sedicenti terroristi arabi che chiedevano la liberazione degli arrestati in cambio della vita di un gruppo di ostaggi, fortunatamente salvati dall’intervento del mio amico Devil e dei Vendicatori. Il giorno del processo, poi, mentre il Tribunale Federale veniva preso in ostaggio da un pazzoide che si faceva chiamare il Tribuno, deciso a “giustiziare” gli imputati, nelle strade scoppiava un’improvvisa epidemia collettiva d’odio, che richiedeva l’intervento di quasi tutti i supereroi cittadini per essere sedata. E come ciliegina sulla torta, il Tribuno ed i suoi uomini sono stati uccisi a distanza da qualcun altro e lo stesso è accaduto ai tre imputati, saltati in aria sul furgone che li riportava in carcere.[1] A questo punto, viene spontaneo chiedersi se sia tutto collegato e se ci sia una sola mente dietro a tutti questi avvenimenti. Ma se la risposta è: si, quale scopo aveva e, magari, ha ancora? Il vostro Ben Urich ha intenzione di scoprirlo e se conosco bene Devil, non sono il solo.

 

            A volte tutto quello che desidero è staccare dal mondo che mi circonda e rilassarmi. Certo ci sono tanti modi per farlo, ma il mio preferito resta: vestirmi con una tuta rossa e spenzolarmi sopra la città, appeso ad un cavo retrattile che esce dal mio bastone. In questi momenti, quando divento Devil, l’Uomo senza Paura, come qualcuno ama chiamarmi, c’è solo il divertimento, la sensazione del vento sulla faccia. Per finire in bellezza la serata ci vorrebbe proprio un bello scontro con Stilt Man o qualche altro buffone in costume, proprio come ai vecchi tempi. Ahimè, se il mio superudito non m’inganna, pare che dovrò accontentarmi solo di un paio di comuni rapinatori.

            Il bello di una città come New York è che davvero non dorme mai. A qualunque ora del giorno e della notte potete trovare un negozio aperto, come il minimarket sotto di me, ad esempio, attualmente oggetto di un tentativo di rapina. Ok, vediamo di fare il punto della situazione, prima di gettarci a capofitto nei guai. Ci sono cinque persone lì dentro: uno e grosso, decisamente sovrappeso, il cuore gli batte come un martello pneumatico, ansima, è uno dei clienti e sento l’odore della sua paura sin da qui; accanto a lui c’è una donna, anziana, magra, ha paura. Il gestore del negozio manda molti segnali: paura, rabbia, rassegnazione. Ma i più interessanti sono i rapinatori. Sono chiaramente giovani, respiro e battito sono irregolari, posso quasi sentir scorrere l’adrenalina e qualcos’altro, sono indubbiamente “fatti” di qualcosa e sono nervosi ed armati, miscela pericolosissima. Non ho molta scelta, devo intervenire subito, prima che accada qualcosa d’irreparabile. Sento uno dei due che urla all’indirizzo del gestore, è sempre più agitato e se perde il controllo…

-Ehi amico, non è un po’ tardi per una pizza?- dico.

Lui si volta e mi vede, in piedi sulla soglia del negozio, un bel bersaglio per la sua arma.  Il suo tempo di reazione, per mia fortuna, non è rapido come il mio. Prima che abbia finito di alzare la sua pistola nella mia direzione, io getto il mio bastone, che raggiunge il polso, del ragazzo, facendogli cadere l’arma. Contemporaneamente, salto, faccio una doppia capriola e lo colpisco con un doppio calcio alla mascella. Non è un supercriminale, cade immediatamente ed io mi ritrovo in ginocchio dinanzi al suo compare, che mi punta addosso la sua arma. La tiene con entrambe le mani, trema, è nervoso, potrebbe scappargli un colpo come niente. Devo stare attento.

-Vattene!- mi urla –Vattene via!-

-Attento a quello che fai, figliolo.- gli dico.

            A giudicare da quel che posso capire è dannatamente giovane, non doveva essere nemmeno alle elementari quando io ho affrontato Electro per la prima volta, ormai un sacco di tempo fa, troppo giovane per finire nei guai, ma ormai è troppo tardi per questo.

-Vattene o ti ammazzo, ammazzo tutti!-

            Disarmarlo non è un problema, conosco almeno sette modi per farlo, di cui uno letale e tre fanno molto male.[2] So quale sceglierebbe il Punitore, ma io spero sempre in un risultato migliore, mi alzo lentamente, tutti i sensi all’erta, pronto a scattare alla minima variazione del battito cardiaco o di altri segni vitali.

-Vuoi davvero finire in guai peggiori di quelli in cui già sei, ragazzo? Se ti arrendi adesso, al processo ne terranno conto, vedrai, ma se spari, sarà tutto molto diverso.-

            Esita, solleva la pistola, mi preparo a muovermi, poi lo sento rilassarsi, se non sbaglio sta per crollare, se solo…

            Lo sparo eccheggia rompendo il silenzio, ma non sono io ad essere colpito, è il ragazzo a cadere. Ero così concentrato su di lui, che non ho notato il proprietario del negozio prendere una pistola e sparare. Mi giro verso di lui e lui dice:

-Stava per spararti, Devil, ha avuto quel che si meritava.-

            Mi mordo le labbra e gli strappo l’arma dalle mani.  Ci sono cose che vorrei dirgli, ma sarebbe inutile, mi trattengo anche dal colpirlo, non mi darebbe molta soddisfazione.

-Chiama un’ambulanza… adesso!- gli intimo.

            Mi volto verso il ragazzo e sento il suo respiro che si affievolisce, il sangue che gli invade i polmoni e mi chiedo perché? Ma so che non avrò risposta stanotte.

 

            Contrariamente a quanto si crede comunemente, il Bronx non è solo una zona degradata della città di New York. Nella parte più settentrionale, quasi al confine con la Contea di Westchester, si trova la zona di Riverdale con le sue ville signorili, spesso abitate da famiglie giunte nella zona al seguito degli Olandesi, o dei loro successori britannici, ben più di 300 anni fa. In una di queste ville sta avendo luogo un meeting che possiamo definire di notevole importanza per la nostra storia.

            Le persone riunite non accetterebbero facilmente di essere definite dei cospiratori, preferiscono chiamarsi dei cittadini preoccupati del bene pubblico, convinti che il suddetto bene pubblico sarebbe meglio gestito sotto la loro illuminata guida, piuttosto che sotto quella degli eletti dal popolo in democratiche elezioni. I loro nomi sono destinati a restare segreti per ora, ma non i loro scopi

-Signori...- dice uno di loro –... Dopo gli esperimenti dei giorni scorsi, siamo pronti a dare il via alla nostra campagna. Il nostro primo bersaglio sarà quest’uomo.- su uno schermo incassato in una parete appare la foto di un uomo di circa 50 anni, capelli grigi e baffetti –Il suo nome è Richard Dexter ed è il vice capo dello Staff del sindaco. Ho già preso gli accordi necessari: a mezzogiorno di domani sarà morto.-

-Su questo potete contarci.-

            E mentre una voce fredda pronuncia queste parole, un piccolo tagliacarte vola nell’aria per conficcarsi proprio nel centro della fronte dell’immagine sullo schermo.

 

 

3.

 

 

            Almeno due volte alla settimana mi piace pranzare con il mio vecchio amico Franklin Nelson, detto “Foggy”. Io e Foggy non siamo solo amici dai tempi dell’Università, ma siamo stati soci per anni ed anche adesso che lui ha lasciato la professione privata per diventare Procuratore degli Stati Uniti per il distretto Sud dello Stato di New York, il suo nome è rimasto nella ragione sociale dello studio, che è e rimane: Nelson & Murdock. Approfitto dell’occasione per parlargli del caso portatomi da Emerson Bale.

-Un gruppo di mutanti che fa causa al Governo per violazione dei loro diritti civili per complessivi 100 milioni di dollari?- commenta Foggy –Se ne parlerà come la causa dell’anno, direi.-

-Si potrebbe anche metterla così…- ammetto -… ma devi convenire che era ora che si scoperchiasse il nido di vermi.-

-Ah non lo so.- replica, ridacchiando Foggy –Sei sempre stato tu il progressista tra noi. Scherzi a parte, chi sarà della partita?-

-Oltre a me ci sono Emerson Bale, Jeryn Hogarth, oltre ai rispettivi staff.-

-Vorrei averlo io lo staff di Hogarth. Ha sempre il suo jet personale con quelle due sventole per pilota?-

-Non chiederlo a me, io viaggio sempre su aerei di linea e sono anche cieco.-

-Sempre spiritoso.- ribatte Foggy addentando un altro pezzo di pizza –Dove presenterete il ricorso?-

-Siamo ancora incerti.- rispondo -Alcuni dei nostri assistiti sono stati prelevati in questa giurisdizione, ma il caso è nazionale e quindi, forse, sceglieremo Washington.-

-Uhm se inizierete la causa nel Distretto Sud, il mio ufficio dovrà difendere il Governo. Peccato, non mi sarebbe dispiaciuto aprire un’inchiesta sulla faccenda. Posso chiederti come mai i tuoi assistiti hanno aspettato tanto tempo per iniziare questa causa?-

-Posso offrirti solo un parere, ma credo che dipenda dal fatto che ultimamente i mutanti sono visti in modo più positivo rispetto al passato e poi c’è un’organizzazione pro mutanti come il C.A. Box che si fa carico di tutte le spese.-

-Uhm, ti auguro buona fortuna… socio.-

            E così dicendo, Foggy si fa fuori un'altra fetta di pizza.

 

             Brighton Beach, Brooklin, New York, uno dei tanti quartieri etnici di questa città cosmopolita, abitato per la stragrande maggioranza da gente le cui radici etniche si trovano nell’Europa dell’Est e più precisamente nelle tre repubbliche europee dell’ex Unione Sovietica; Russia, Ucraina e Bielorussia. Per questo, il quartiere è chiamato dai suoi abitanti: “La Piccola Odessa davanti al mare” o, più in breve, semplicemente Little Odessa.  La maggior parte di coloro che ci vivono è gente onesta che cerca seriamente di vivere una vita dignitosa, ma alcuni, come sempre accade in questi casi, hanno scelto una via diversa, forse più facile, sicuramente più violenta. Lo chiamano Crimine Organizzato o Mafia, affibbiandogli spesso un’etichetta etnica. La mafia russa si è data il nome di Kombinatzjia, ma il nome ha scarsa importanza, quel che conta è che gli uomini riuniti in questo salone pensano di avere un compito importante da svolgere: il Pakhan[3] della zona di New York, Lev Sergeievitch Rezkowitz, un tipo abbastanza bizzarro e colorito, meglio conosciuto con il nomignolo di “Ranennyj“, il ferito, si è fatto ammazzare qualche tempo fa da un gruppo di supercriminali che si fanno chiamare Villains LTD,[4] cosa, che diciamo la verità, non ha poi rattristato molto chi lo conosceva. Ranennyj era arrivato al suo posto nel modo più semplice, ammazzando i concorrenti, e nessuno dei suoi luogotenenti sembra all’altezza di prendere il suo posto, ma qualcuno dovrà farlo.  Sono tutti nervosi in quel salone, ma tacciono all’ingresso di un inaspettato visitatore. È un uomo massiccio,  capelli e barba neri, veste elegantemente ed è accompagnato da altri quattro uomini. Si rivolge ai presenti in russo:

-Immagino che mi conosciate, ma per chi non lo sapesse, sono Ivan Andreievitch Pushkin, ma mi chiamano Ivan il Terribile.-

            Silenzio. Non c’è un solo uomo in quella sala che non abbia sentito parlare di lui, Ivan il Terribile, uno dei più potenti Pakhan di Russia, uno dei più temuti.

Ivan sorride, un sorriso che inquieta i presenti.

 –Sono venuto per risolvere i vostri problemi nella scelta del nuovo Pakhan di New York… in maniera permanente.- dice sempre sorridendo, poi si sposta e lascia passare una figura rivestita da capo a piedi da un costume scuro, sopra il cui occhio sinistro è disegnata una croce. Ivan parla di nuovo:

-Vi presento il confessore, uno dei più letali assassini al mio servizio. Come il suo nome fa capire, ha una certa mania religiosa, ma è molto efficiente, come capirete da soli.-

            Le porte alle spalle di Ivan il Terribile vengono richiuse dai suoi scagnozzi e l’uomo chiamato il Confessore punta verso gli uomini davanti a lui una specie di fucile.

-Pentitevi dei vostri peccati!- dice in russo, poi spara.

I soli rumori che si odono sono i gemiti strozzati di coloro che vengono uccisi, poi le porte sono riaperte ed Ivan esce dal salone.

-Bisognerà far ripulire tutto quel sangue. Commenta, poi si rivolge ad un uomo biondo, con i capelli tagliati corti alla militare ed una barba rada:

-Ho il piacere di annunciarti, Alexei Kostantinovitch,  che da oggi sei il nuovo Pakhan della Kombinatzjia  di New York. Confido che non dimenticherai chi l’ha reso possibile.-

-Non lo farò Ivan Andreievitch.- risponde Alexei Kostantinovitch Gerasimov –Il legame fra le nostre Kombinatzjia è indissolubile.-

-Quei tipi della…come si chiama? Ah sì, Villains LTD ci hanno fatto un favore.- commenta Ivan -Ranennyi con le sue stranezze stava diventando troppo scomodo per gli affari In fondo, ci hanno risparmiato il fastidio di provvedere noi alla sua eliminazione. Ora, Alexei Kostantinovitch, pensiamo agli affari.-

            Ivan il Terribile ride ancora, indifferente ai morti che si lascia alle spalle.

 

            Il nome della donna è Deborah Harris, è il nome con cui è nata e che ha ripreso ad usare dopo il divorzio da Franklin “Foggy” Nelson, un divorzio di cui le riesce difficile ricordare i motivi, a parte il fatto che ne è stata lei la sola responsabile. Di certo, Foggy non si meritava di essere tradito e con un tipo come quel Micah Synn, per giunta.[5] Meglio lasciar perdere i brutti ricordi, meglio non pensare che lei non è mai stata quel che si dice una brava ragazza e che gli errori del passato tendono sempre ad influenzare il presente. Nel suo caso, il passato è tornato con il nome di Abner Jonas. Jonas era un amico di suo padre, Bernard Harris, influente uomo d’affari con ambizioni politiche. Insieme avevano fondato un terzo partito, il Partito Riformista e si erano presentati alle elezioni generali cittadine, ma Bernard Harris ignorava due cose di Abner Jonas: la prima era che sua figlia Debbie ne era diventata l’amante e la seconda era che Jonas, con il nome di Organizzatore, era il leader di una cospirazione criminale per prendere il potere a New York e che lui e gli altri candidati, tra cui un Foggy Nelson irretito proprio da Deborah, erano solo marionette nelle sue mani  Devil scoprì i suoi piani, convinse Debbie a testimoniare contro di lui e Jonas finì in prigione per anni.[6] Debbie se la cavò con pochi mesi, per poi rientrare nella vita di Foggy, innamorarsi realmente di lui e sposarlo, peccato che finì com’è finita. Ed ecco che torniamo al tema del passato che ritorna. Proprio quando Debbie pareva aver trovato un nuovo equilibrio ed una nuova serenità accanto a Matt Murdock, Jonas si è rifatto vivo con lei ed ovviamente non sono state buone notizie. A quanto pare, aveva scoperto certi peccatucci del padre di Debbie che avrebbero potuto rovinare la sua carriera di consigliere comunale e per non divulgarli esigeva un prezzo molto alto. Molto stupidamente, Debbie si era presentata a casa di Jonas armata, ma non aveva avuto, diciamo così, il coraggio di ucciderlo. La sua performance era, però, stata registrata su nastro e Jonas l’aveva usata per ricattarla e convincerla ad unirsi a lui. Debbie aveva esitato, ma alla fine aveva deciso di raccontare tutto a Matt. Lui non le aveva voltato le spalle, insieme avevano chiamato il Procuratore Distrettuale e deciso una strategia: Debbie avrebbe finto di accettare le proposte di Jonas ed avrebbe agito come una quinta colonna nella sua organizzazione.

            Questo è accaduto settimane fa e nel frattempo, Jonas non ha dato notizie di se, sino  a quest’oggi, quando il cellulare di Debbie è squillato e, rispondendo, lei ha sentito una voce familiare:

-Sei sola, mai cara?-

            Debbia pensa a Matt che l’ha da poco lasciata per recarsi in ufficio, vorrebbe che fosse con lei a sostenerla..

-Si sono sola.- risponde.

-Molto bene.- commenta Jonas –ho un piccolo incarico da affidarti. Puoi essere all’indirizzo che sai tra mezz’ora?-

-S... si Abner.-

-Bene, ti aspetto, non tardare.-

            Quando la comunicazione s’interrompe. Debbie rimane a fissare il telefono, poi sospira e compone un numero telefonico che conosce molto bene.

 

 

4.

 

 

            La sala riunioni dello Studio Legale Bale & Associates mi appare immensa, se confrontata con quella del mio studio e da quanto posso capire, anche Becky Blake la pensa allo stesso modo, Becky è l’Amministratrice dello Studio, ma è anche una ragazza eccezionale: nonostante fosse rimasta ferita in modo grave a causa di un aggressione subita al college, che le ha fatto perdere l’uso delle gambe, ha continuato a studiare con tenacia, alla fine si è laureata a pieni voti. Solo da pochi anni ha sostenuto e superato l’esame d’ammissione alla pratica forense ed io, ovviamente, non ho esitato ad assumerla e, consentitemi di dirlo, è stata un’ottima scelta. Gli altri presenti sono: Emerson Bale, Jeryn Hogarth, Paul Bailey e qualche loro avvocato di scorta, in più ci sono anche Warren Worthington III o, se preferite, Arcangelo ed un altro uomo massiccio, sui 45 anni almeno, da cui i miei sensi ricevono strani segnali. Da lui irradia una sensazione di forza, ma sento anche uno sforzo continuo come per tenere a bada qualcosa. C’è altro di strano: il suo braccio sinistro sembra più pesante dell’altro, come se fosse rivestito d’acciaio o, meglio ancora fosse fatto d’acciaio, ma, se mi concentro di più, percepisco che in qualche modo strano quel braccio è fatto di materia organica e non di semplice metallo.

            Vengono fatte le presentazioni ed io mi rivolgo all’uomo che è seduto accanto ad Arcangelo:

-Non credo di aver capito bene il suo nome Mr…-

-Nathan C. Summers.- risponde l’uomo –Sono avvocato ma non esercito, il mio ruolo qui è, diciamo, di consulente per conto di Mr. Worthington. Può chiamarmi un esperto dell’Operazione Zero Tolerance, se vuole.-

-Comprendo. Un’esperienza di prima mano, devo presumere?-

-Potremmo anche chiamarla così, sì.-

            È chiaro che non è un uomo comune, ma non è di lui che m’importa adesso. Non è una minaccia e tanto mi basta. Mi rivolgo ai colleghi:

-Signori, ho letto il dossier dell’avvocato Bailey ed ho deciso: potete contare su di me in quest’impresa. Sarà dura e difficile, ma non ho dubbi che, a prescindere da tutte le altre considerazioni, ci batteremo per una causa giusta.-

-Sarà una causa di cui si parlerà per anni….- interviene Jeryn Hogarth -.. che la vinciamo o che la perdiamo.-

-Non sarà solo una causa civile.- commento io –sarà una vera battaglia per i diritti civili, come non se ne vedevano da tanto tempo. Credo che sarà questo il punto. Squarceremo un velo e nessuno potrà più dire: “Io non sapevo”, è una grossa responsabilità..-

-Troppo grossa?- interviene Arcangelo.

-È questo che lei vuole no?- ribatto –Non sono i soldi l’importante, lei vuole una vittoria d’altro genere. Bene, è una battaglia che combatto volentieri, cominciamo a combatterla, allora..-

            Per usare una frase fatta: il dado è tratto.

 

            Due giorni dopo, presso la Corte Federale del Distretto Sud dello Stato di New York viene presentato un ricorso molto voluminoso sotto forma di una class action, un azione cioè fatta non solo per coloro che hanno presentato il ricorso, ma anche per tutti coloro che fanno parte della stessa categoria. Il ricorso cita il Governo degli Stati Uniti per molteplici violazioni dei diritti civili, somma richiesta: 10 milioni di dollari per ognuno dei ricorrenti. Un analogo ricorso è presentato in New Mexico per gli stessi importi ed in favore di altre tre persone, infine, un ultimo ricorso è presentato a Washington preso la Corte dei Reclami Federali.

            Quasi contemporaneamente, la notizia arriva a giornali e TV dell’Intera Nazione, scatenando una vera bufera mediatica. A Washington, in quest’anno elettorale, le acque sono fin troppo mosse, spira vento di tempesta.

 

            Il Senatore Robert Edward Kelly sospira. Gli errori del tuo passato non ti lasciano mai riposare, pensa, ed io ne ho fatti di gravi e pesano come macigni sulla mia coscienza, Sembra che sia venuto il momento di fare i conti con essi. E sa come fare. Sarà il suo canto del cigno al Senato, forse, ma se ne andrà con stile. Gli torna in mente un vecchio detto: “La strada dell’Inferno è lastricata di buone intenzioni”. Le sue intenzioni erano davvero buone, ma a cosa hanno portato alla fine? È una domanda che per adesso, non avrà risposta.

 

 

FINE PRIMA PARTE

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Poche le cose da dire su quest’episodio, ma importanti, cominciamo, dunque, senza indugi.

1)    Accade di rado vedere i mutanti interagire col normale Marvel Universe e questo l’ho sempre considerato un errore. In questa sequenza di episodi vedrete apparire molti mutanti conosciuti e non e toccheremo tematiche mutanti da un punto di vista che spero troverete inusuale ed interessante.

2)    Emerson Bale, capo dello Studio Legale Bale & Associates è un personaggio creato da Tony Isabella & Don Heck in Champions #5 (pubblicato in Italia su Capitan America, Corno, #11/112). È un vecchio amico di famiglia dei Worthington ed avvocato sia della famiglia, che delle industrie del cui consiglio direttivo ha anche fatto parte.

3)    Jeryn Hogarth, invece, capo anche lui di uno studio legale molto grande, è stato creato su Iron Fist #6 (Marvel Collection #3) da Chris Claremont & John Byrne e come Bale e Matt è specializzato in casi che coinvolgono superumani.

4)    Paul Bailey è un personaggio semidimenticato. Si tratta del marito di Sara Grey, la sorella maggiore di Jean Grey, alias Fenice. Scomparsa misteriosamente anni fa su X-Factor #12 (X Marvel #14), si è poi saputo che è stata assorbita dall’entità collettiva nota come Phalanx e che, a tutti gli effetti pratici, si deve considerare morta. Cosa significhi questo in un mondo come quello Marvel e quando sono coinvolti i mutanti, è aperto a dibattito. -_^

5)    Nathan Christopher Charles Summers, alias Cable, è davvero un avvocato, come rivelato su X Force #40 (X Universe #4). In questa serie mi sembrava una citazione doverosa

6)    Ivan il Terribile è apparso per la prima volta in numeri inediti della serie, ormai defunta, Maverick, dedicata all’omonimo mutante tedesco; Di lui torneremo a parlare in futuro qui od in altre serie. Alexei Kostantinovitch Gerasimov, è, invece, una mia creazione.

7)    Si riprendono in questa storia delle sottotrame che parevano dimenticate, ma che presto giungeranno a maturazione, come, ad esempio, i piani di Abner Jonas.

Nel prossimo episodio: comincia la battaglia legale, il Senatore Kelly fa le sue mosse e nel frattempo nubi nere si addensano all’orizzonte e naturalmente Devil ha il suo bel daffare a causa del ritorno di… Ma no! Perché dirvelo adesso? Lo scoprirete al momento giusto. -_^

 

 

Carlo



[1] Wow, un vero e proprio riassunto sintetico degli ultimi sei episodi. Niente male vero? -_^

[2] Una citazione. Qualcuno si ricorda da cosa? -_^

[3] Padrino in russo

[4] In Villains LTD #1

[5] è avvenuto in episodi inediti di Daredevil Vol 1°

[6] In Daredevil Vol 1° #10/11 (Devil, Corno, #10)